C’era una volta Follonica

C’era una volta Follonica
Questo post, lo pubblico nel mio sito e lo condivido solo con le pagine fb su Follonica e nelle quali sono iscritto. Per me è un doveroso tributo. Ho appreso con grande dispiacere, la notizia della scomparsa di Flavio Chiti, mitico e storico personaggio che, insieme con la moglie Anna Semboloni, nel 1971 dette vita alla Carto-libreria Chiti, in quel di via Roma. Per noi bambini degli anni 1970, era un punto di riferimento:
“Vo in paese, dal Chiti a vede’ se mi so’ arrivati i libri…”.
Anche io arrivai da Milano proprio nel 1971. In quei tempi Follonica era un paradiso terrestre. Purtroppo sto parlando di un altro mondo e un’altra società. Si andava a scuola da soli e a piedi e circa a metà strada, fra via Alonzo (dove abitavo) e la scuola di via Cimarosa, c’era l’alimentari di Alda (Bennati, madre di Claudio e Giampaolo). Il primo era mio compagno di squadra, il secondo, Giampaolo, uno dei primi e più bravi e talentuosi giocatori di Hockey a rotelle, insieme con Lori Angiolini e in seguito con l’indimenticabile capitano Raul Micheli. Senza togliere niente nessuno, nemmeno al grande Migliorini o a Alberto Ballati, che giocava e pattinava a schiena dritta, quasi fosse l’Antognoni dell’Hockey su pista. Era quella Follonica in cui le auto venivano lasciate aperte e con le chiavi nel quadro di accensione, alle volte anche con il motore acceso. Per Enzo, fratello di Ghigo, era normale farlo, quando ci aspettava davanti al bar di Livio in piazza del mercato coperto (punto di ritrovo della squadra). Poi si partiva per le trasferte. Aveva una delle prime Fiat Ritmo diesel, che lasciava sempre col motore acceso e i finestrini aperti (se non pioveva), per farlo “scaldare”. Tanto nessuno toccava niente. Era la cittadina del bar Trombetta e del Florida, del Follonica Gen, con i giovanissimi Attila, Alpino e Rino Magagnini. Per qualche tempo, anche mio padre gravitò intorno alla squadra. Faceva le fotografie e mi portava con sé, quasi come un assistente provetto. Poi tutti alla “Mangiatoia” con pantagrueliche mangiate da Emilio Iseppi. Sorrisi, allegria e felicità stampata sui volti di tutti, anche se ognuno con i propri problemi che la vita quotidiana ci presenta immancabilmente. Era la Follonica di Gigi Saragosa e del Carnevale, di Zeno Zacchini e la sua melodiosa voce per l’Inno “Follonica sei terra d’amor”; della perduta “polenta in piazza”, del “Cappellini”, dove quando mancava qualcosa in casa: “Vo in paese dal Cappellini, magari lì ce l’hanno”. Quella Follonica di Assunto Micheloni con i suoi giochi per bambini e il mitico treno in pineta, che ahimè nel 1971 era già dismesso. Il sindaco Ovidio Angeluccetti, il comandante dei vigili (di cui conosco solo il soprannome, dato che non ho mai saputo il suo vero nome), Spasimino, che quando arrivava con i vigili sul pulmino Fiat 850 ci costringeva a ritirate strategiche dalla pineta, perché, non avendo altri posti, lì giocavamo a pallone e non si poteva. Angelo Tognotti e la Pista dei Pini, il primo minigolf e il “baraccone” con i flipper di Silvio. Che tempi!!! E mai potrò dimenticare Mario Tognotti, figlio di Angelo, e il mio primo allenatore del N.A.G.C. (Nucleo Addestramento Giovani Calciatori), in follonichese Nagghe. Non potendo però ricordarmi e citare tutti, chiedo scusa a chi non si vedrà nominato in questo breve ricordo di un bambino e poi ragazzo di quegli anni. Che dire delle gustosissime pizze di Alberto? (Ardiccioni). L’Hotel Ausonia di Beppe (Pierini), il Miramare e le lotte storiche contro il Parrini… e quante ne potrei ancora raccontare oltre a quelle riportate in una mia pubblicazione del 2024:
“C’era una volta il Glorioso Bagno Miramare”.
Le vasche in via Roma erano poi il coronamento della vita di quella Follonica che poi andava nelle sue passeggiate, a mangiare un gelato da Virginia (Pagni), o alla pasticceria di Paolo (Peggi). Oppure ai vicini bar Impero, bar Sport, o al bar Commercio. E dopo il mitico Follonica Gen, arrivò il Golfo ’78 e poi lo Scarlino ’80 con il Presidentissimo Arnaldo Biagioni, i fratelli Ceccarelli, il mitico Giglio (Antonio Gigliotti), Nino e Enzo Caronia, con gli indimenticabili dopo partita al loro ristorante “La Barcarola”. Poi tutti i compagni di squadra che rivedo ancora nella fotografia di quei tempi e che brevità di spazio non posso citare dando il giusto spazio a tutti.
Che dire dei fratelli Vermigli Leo e Stefano o di Claudio Poggioli. Quest’ultimo oggi stimato e apprezzato agente immobiliare. Così come lo era Massimo Corti, che per un breve periodo, fu eletto sindaco di Follonica. Quindi, caro Flavio (per questa occasione, mi permetto la libertà di darti del tu), fai parte e hai fatto parte delle nostre vite, perché insieme con Anna e in seguito con Raffaella e Ilaria, hai saputo conquistare il cuore di quei follonichesi che ti saranno sempre grati per la tua disponibilità, cortesia e gentilezza, ogni eccezione esclusa, perché la perfezione è di un altro mondo e non di questo. Per il cinquantesimo anniversario della Carto-libreria Chiti (1971-2021), ho scritto appositamente una filastrocca che poi vi ho letto in libreria. Ricordo ancora lo sguardo compiaciuto e commosso di tutti e quattro con un paio di strofe canticchiato, sull’aria de “Nella vecchia fattoria”.
Con la tua partenza per l’ultimo viaggio, forse ora posso dire, con cognizione di causa:
“C’era una volta Follonica…”.
Ciao Flavio e fai buon viaggio.
Quel bambino che veniva in negozio a chiederti gli adesivi perché sapeva che non ce li avevi… Ecco il testo di quella filastrocca:
I mitici quattro
C’eran quattro moschettieri,
senza cappa e senza spada,
che aprirono per strada un locale,
ed ancora è sempre quello
poi rimasto tale quale
per cinquanta lunghi anni.
All’inizio erano due
coraggiosi spadaccini
le altre due eran piccine
tenerissime bambine.
C’è poi il quinto moschettiere
che ha calcato altri lidi,
ma in via Roma
ancora adesso
han tenuto la poltrona
solamente i primi quattro.
Si può pur parafrasare
canticchiando in allegria:
“Nella carto-libreria
ija, ija, oh,
Flavio, Anna e Raffaella,
ija, ija, oh!
E Ilaria? I-I-laria,
sarà in viaggio
I-I-laria.
Nella carto-libreria
ija, ija, oh!”.
E finito il motivetto,
terminar vò questo pezzetto
scherzoso e ridanciano
dedicato ai Chiti tutti,
che simpatici e alla mano,
resteranno istituzione
del passato e del futuro,
per chi cerca l’istruzione,
un biglietto per gli auguri,
un sorriso come a casa
un esempio ch’è per tutti:
ci vuol poco per andar
d’accordo in quattro,
specialmente nel lavoro
ma quel poco è
grande assai
ed è l’unico tesoro
che racchiuso in un forziere
fa vedere mezzo pieno
un vuotissimo bicchiere.
È l’amore che sovrano
non ti fa tremar la mano,
passa sopra ad ogni cosa,
niente spine, solo rosa.
Grazie allora a tutti e quattro,
per la vostra storia bella,
Flavio, Anna con Ilaria
e la mora Raffaella.
Alla Famiglia Chiti per i primi 50 anni di attività: 1971-2021.
Firenze, 26/5/2021 ore 9.17
Immagine articolo: archivio personale
Immagine di copertina: pagina fb Libreria Chiti
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2 risposte
Meravigliosi ricordi indelebili un mio grande amico scomparso lo avrò sempre nel cuore
E non sarai il solo…❤❤❤