Dall’Orto all’Occaso
Dall’Orto all’Occaso
Navigando nel web, alla pagina Fb del gruppo “Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana”, ho trovato questo articolo pubblicato da Alessandro Rizzitano in cui, lo scrittore e fotografo, dà una spiegazione sui termini “Orto” e “Occaso”. Non solo l’ho trovato interessante e ben documentato, ma mi è venuto in mente che avevo scritto dei versi inerenti a questi due vocaboli. Riporto solo una parte dell’articolo e rimando alla sua pagina o alla pagina del sunnominato gruppo, chiunque volesse leggere ciò che in proposito scrive Tommaso Campanella (1568-1639) nel suo testo
“Del senso delle cose e della Magia”.
ORTO e OCCASO, due termini elegantissimi e ormai del tutto dimenticati, che significano rispettivamente “alba” e “tramonto”, spesso usati nella frase “dall’orto all’occaso”, per indicare un arco di tempo di dodici ore circa, dall’alba al tramonto, appunto.
Più precisamente:
òrto s. m. [dal lat. ortus -us, der. di oriri «nascere, sorgere», part. pass. ortus], poet. – Il sorgere del Sole (o anche della Luna, degli astri) nel cielo, o il punto dove il Sole sorge, l’oriente: Ad un occaso quasi e ad un orto Buggea siede (Dante), la città di Bugia è posta quasi sullo stesso meridiano (di Marsiglia), sicché vede quasi contemporaneamente il sorgere o il tramontare del Sole; era da l’orto E da l’occaso la sua reggia aperta (Caro).
occaṡo s. m. [dal lat. occasus -us, der. di occĭdĕre «cadere, tramontare», supino occasum], letter. – 1. Tramonto: il sole volge all’o.; anche, l’ora, il tempo in cui il sole tramonta: dall’orto all’o., dall’alba al tramonto; questo o. è pien di voli (Carducci); o il luogo dove tramonta il sole, cioè l’occidente: la casa è volta all’o.; Ad un o. quasi e ad un orto Buggea siede e la terra ond’io fui (Dante), Bugia e Marsiglia (patria di Folco) hanno lo stesso oriente e occidente, sono cioè posti all’incirca sullo stesso meridiano. 2. fig. Fine, declino: bellezza giunta al suo o.; in partic., fine della vita, morte: Ma pur gli è tanto spirto anco rimaso Che de’ suoi falli al Re del paradiso Può domandar perdono anzi l’o. (Ariosto); io vivo, Dopo il tuo o., in tenebre e in martìri (Bembo); Muoiono gli altri dèi: di Grecia i numi Non sanno occaso (Carducci), non conoscono la morte, non muoiono.
Quelli che riporto di seguito, sono i miei versi scritti nel 2018 e ci sta che abbia “centrato” il senso del pensiero del filosofo calabrese, nato a Stilo (Rc) e morto a Parigi. Infatti, ho letto poco fa, ciò che il Campanella pubblicava circa 400 anni or sono.
Dall’Orto all’Occaso
Dall’Orto all’Occaso
nel moto apparente,
il viaggio percorso
dell’astro lucente,
non avviene per caso.
Lo seguono al sorgere
la luna e i pianeti
da Oriente a Occidente,
ma è sempre apparente.
Eppure, si vedono,
ci ruotano attorno:
dunque si sa,
non è la realtà.
Il Tutto d’intorno
ha un unico centro,
un punto d’appoggio
un raggio d’azione
che nasce a levante.
S’innalza, si espande,
sorge e tramonta
illumina, scalda, s’occulta.
Ricorda la vita di uomini e donne
che vivono immersi
chiusi e legati
in modo asfissiante
nel mondo terreno,
imprigionati
per loro adesione.
Un metodo solo
per l’evasione:
sconfiggere dunque
quell’illusione
prendendo coscienza,
con Fede e con Scienza.
Dall’Orto all’Occaso
seguire il percorso
che il Sole ci indica,
percorrendo la Strada
mirando nel Centro
e mai per caso
adottando un percorso diverso.
Puntare nel Cuore
vivo e pulsante,
diritto nel Fulcro
dell’ Immenso Universo.
Firenze, 29/6/2018 ore 9.11
Alcune correzioni apportate il 17/10/2023 ore 16.00
Immagine tratta dalla pagina Fb: Alessandro Rizzitano
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