Il pievano burlone

di Maurizio De Cicco

Il pievano burlone

20 Marzo 2022 Filastrocche 0

 

Anche “Il pievano burlone” è una filastrocca ispirata da un racconto

pubblicato ne:

“Lo Struscio Fiorentino” 

https://www.facebook.com/groups/111734618849398

 

Il pievano burlone

 

Arlotto Mainardi

visse nel milleequattrocento

e per sua vocazione

divenne sì pievano,

ma al tempo stesso

come ragazzo d’altri tempi,

rimase un gran burlone.

Nel viaggio di ritorno

da quel del Casentino

una tempesta d’acqua,

con freddo, ghiaccio e neve,

lo colse di sorpresa.

“Con questo tempo

è una gran banda”, pensò,

“meno male che qui c’è una locanda.

Un pasto caldo

e una comoda branda.

Ecco quel che mi ci vuole”.

Entrò in quel locale,

ma l’oste dispiaciuto

non potè accettare

un altro commensale

perché era tutto pieno.

Nemmeno c’era posto per dormire.

Allora il pievano Arlotto

cominciò a ragionare

con voce sostenuta:

“Ahimè! Povero sventurato!

Son davvero sfortunato.

Ora come farò

che danaro più non ho!?

Eppur mi son fermato per pregare

davanti al Crocifisso

al trivio del paese.

Nella mia sacca avevo

le offerte per le chiese

raccolte in più d’un mese!”.

Sentendo quelle parole

piano piano smisero

tutti di mangiare

e coperti coi propri mantelli

quatti quatti, alla chetichella,

uscirono tutti

svuotando la locanda

belando come pecore

seguite dagli agnelli.

Arlotto soddisfatto

con un sorrisino da bambino

guardò allora l’oste

che senza fargli domande

ed aspettarsi risposte,

capì che quel piovano

gliela aveva fatta bella

e per la loro avidità

li aveva ben gabbati

finemente buggerati.

“Ben gli sta, caro pievano.

Avevano cibo e giaciglio caldo.

Hanno lasciato tutto

per patire ghiaccio e freddo

alla ricerca invana

d’una sacca di denari inesistente”,

Arlotto allora alzò il mantello

mostrando all’oste

la sacca coi fiorini.

“Ne ho per pagare il cibo

e un comodo giaciglio”.

“Caro pievano.

Con la lezione che avete insegnato

nessun danaro dovrete sborsare.

Speriamo abbiano imparato

che l’avidità di danari

porta guai che non hanno pari.

Ma quella che fa più danni e rumore,

è l’avidità dell’uomo

che dimora nel proprio cuore”.   

Arlotto Mainardi

mangiò, ringraziò e dormì,

Il giorno dopo,

accompagnato dal sole,

si mise in viaggio e ripartì.

 

Firenze, 30/10/2020 ore 8.31

 

Immagine: https://www.amazon.it/

 

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