L’asino che vola
L’asino che vola
Cantino Cantini era capitano
dell’esercito empolese
e da molto più di un mese
cercava di assaltare
il castello di San Miniato,
l’unico del contado che ancora
non aveva conquistato.
I tenaci sanminiatesi
opposero una forte
duratura resistenza
che la sanguinosa battaglia
sarebbe potuta proseguire
per altri, troppi mesi.
Cantino propose un armistizio
con la resa del maniero,
ma Sempronio, Caio e Tizio,
tre governatori del castello,
si rifiutarono ed in tono
tra il faceto ed il serio,
così risposero:
“Quando il castello
in mano agli empolesi
potrà andare,
in cielo si vedranno
gli asini volare!”.
Cantino non si fece intimorire
e mettendosi a pensare,
trovò la giusta idea
per far capitolare
i duri suoi nemici.
Dette ordine di radunare
capre e pecore che erano
nei campi a pascolare
e ad ognuna, appeso al collo,
fece mettere un lumino
che venne infine acceso
al calare della notte.
Poi con duemila uomini
armati di tutto punto
si ripresentò al castello
verso la mezzanotte,
bussò alle porte e disse:
“Qui ho parte dell’esercito!
Vedete quei lumini accesi
in fondo alla valle?
Se non basteranno questi
sappiate che là
ne ho altrettanti.
Se non vi arrendete
verremo tutti quanti!”.
Vedendo in lontananza
le luci in movimento,
paura e sgomento
fecero da padrone
nel cuore e nella mente
di tutta quella gente
arroccata nel castello.
Presero subito la decisione
di arrendersi immediatamente.
Quel giorno ricorreva
la festività del Corpus Domini
e per celebrare cotanta vittoria
passata alla storia,
nei secoli ad oggi
dopo più di seicento anni
sempre in quel giorno,
un finto asinello
con l’ali posticce
vien fatto volare
su di un filo tirato che
dalla vetta della Collegiata
traversando la piazza dei leoni,
arriva al palazzo di fronte
detto del ghibellino.
Non si può certo negare
la fantasia e nemmeno la storia,
ch’ è sempre bene ricordare
con dovizia di memoria.
Firenze, 30/10/2020 ore 6.48
Immagine: https://www.firenzetoday.it/
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