Le porte della città
Le porte della città
In un campo a lavorare
s’avviavano all’alba
d’ogni giorno, al mattino,
un padre coi suoi figli
nel terren d’un contadino.
Uscivano dalla città
che apriva le sue porte
per lasciar passare
chi nei campi
o in altri luoghi,
si recava al suo mestiere.
Occorreva un’ora e più
fino dunque ad arrivare
sul disteso territorio
cominciando a faticare.
Eran lunghe le giornate
soprattutto quelle estive
quando il sole sorge presto
e tramonta a sera tardi.
Prima che calasse l’astro
sbatacchiavan le campane
avvisando chi era fuori
di tornare dai lavori
e rientrar dentro le mura
altrimenti quella notte
da passare all’esterno
all’addiaccio ed in balia
di briganti e affamate fiere,
sarebbe stata dura.
Al sentire le campane
ritornavano in città,
ma qualcun faceva tardi
arrivando trafelato
all’ultimo momento.
Si prendeva lo spavento
d’esser chiuso fuori mura
ed allora s’ingegnava.
Con le pietre prese in terra
e con quanta forza aveva
sulle porte le tirava
come a dire:
“Non chiudete!!!
Aspettate!!!
Non lasciateci qua fuori
o per noi saran dolori!!!”.
Tanti secoli son passati
ma ancor oggi usa dire
sotto il Giglio in riva all’Arno
per chi sta facendo tardi
proprio all’ultimo momento,
che è “alle porte con i sassi”.
Sarà forse dunque meglio
che ognuno rispettasse
tutti i propri appuntamenti
e che almen s’organizzasse
arrivando puntuale.
Fare loro bella figura
e anche gli altri far contenti.
Firenze, 26/10/2020 ore 6.26
Immagine tratta dal web: Firenze, Porta romana
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