Le porte della città

di Maurizio De Cicco

Le porte della città

8 Febbraio 2022 Filastrocche 0

Le porte della città

 

In un campo a lavorare

s’avviavano all’alba

d’ogni giorno, al mattino,

un padre coi suoi figli

nel terren d’un contadino.

Uscivano dalla città

che apriva le sue porte

per lasciar passare

chi nei campi

o in altri luoghi,

si recava al suo mestiere.

Occorreva un’ora e più

fino dunque ad arrivare

sul disteso territorio

cominciando a faticare.

Eran lunghe le giornate

soprattutto quelle estive

quando il sole sorge presto

e tramonta a sera tardi.

Prima che calasse l’astro

sbatacchiavan le campane

avvisando chi era fuori

di tornare dai lavori

e rientrar dentro le mura

altrimenti quella notte

da passare all’esterno

all’addiaccio ed in balia

di briganti e affamate fiere,

sarebbe stata dura.

Al sentire le campane

ritornavano in città,

ma qualcun faceva tardi

arrivando trafelato

all’ultimo momento.

Si prendeva lo spavento

d’esser chiuso fuori mura

ed allora s’ingegnava.

Con le pietre prese in terra

e con quanta forza aveva

sulle porte le tirava

come a dire:

“Non chiudete!!!

Aspettate!!!

Non lasciateci qua fuori

o per noi saran dolori!!!”.

Tanti secoli son passati

ma ancor oggi usa dire

sotto il Giglio in riva all’Arno

per chi sta facendo tardi

proprio all’ultimo momento,

che è “alle porte con i sassi”.

Sarà forse dunque meglio

che ognuno rispettasse

tutti i propri appuntamenti

e che almen s’organizzasse

arrivando puntuale.

Fare loro bella figura

e anche gli altri far contenti.

 

Firenze, 26/10/2020 ore 6.26

 

 

 

Immagine tratta dal web: Firenze, Porta romana

 

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