Personaggi del passato
Personaggi del passato:
Un tuffo nella città Estense
Ferrara è una città che ha dato i natali a molti personaggi illustri. A suo tempo sono andato a cercare l’elenco dei suoi figli. Tra quelli divenuti famosi nella storia ho trovato nomi veramente altisonanti. Ne cito solo qualcuno: Michelangelo Antonioni, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Giorgio De Chirico, Girolamo Frescobaldi, Niccolò Copernico, Vincenzo Monti, Guido Monaco e molti altri ancora. Nessuno me ne voglia, ma un personaggio su tutti ha sempre attirato la mia attenzione e stimolato la mia curiosità. Si tratta di Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola. Egli fu caldeggiato a Lorenzo il Magnifico da un personaggio altrettanto immenso quale Giovanni Pico della Mirandola, le cui origini erano per metà toscane. Pare infatti che le famiglie dei Pichi, originari di Sansepolcro (Ar) e dei Mirandola, dell’omonima cittadina in provincia di Modena, per motivi politici ed economici, unendo anche i propri cognomi, combinarono il matrimonio fra i loro figli, da cui nacque Giovanni.
Sia Savonarola sia Pico della Mirandola vissero a Firenze, città in cui hanno trovato la fine della loro vita terrena. L’umanista e filosofo morì avvelenato il 17 novembre 1494 durante l’invasione delle truppe francesi. Il frate domenicano, dopo aver conosciuto le torture del carcere, venne appeso per il collo, poi arso sul rogo in Piazza della Signoria. Le sue ceneri furono disperse nell’Arno il 23 maggio 1498. La leggenda narra che una fune, bruciandosi, gli liberò la mano destra. Con quella lui benedì i suoi carnefici, a testimonianza del fatto che non morì per impiccagione ma che fosse stato arso quando era ancora vivo.
A distanza di più di 500 anni dalla sua atroce morte, ancora oggi per molti è un controverso personaggio, nonostante monumenti, vie e piazze intitolate a lui e ci si domanda se fu un Santo Martire o un Eretico.
All’interno della Chiesa di San Marco a Firenze iniziò la sua missione. La sua prima predica fu sull’Apocalisse domenica 1° agosto 1489. Risalta una sua statua in bronzo seduto sulla tipica sedia che porta il suo nome: Savonarola. Fortunatamente, la scienza dell’epoca credeva e faceva credere che morto e distrutto il corpo, morto e distrutto l’uomo in tutti i sensi. Più recenti studi e scoperte basati su testi antichissimi e sperimentazioni attuali dimostrano che non è così. Grazie a questa credenza, ci sono rimaste le sue opere scritte, delle quali ne ho letta qualcuna nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
La storia e la tradizione di una città, di una regione, di una nazione, di un popolo sono tramandate dall’arte. I suoi sviluppi, dalle costruzioni, quadri, sculture, monumenti. Testimonianze dai pensieri scritti attraverso le opere pubblicate nei libri che sono l’unico “luogo” dove potere attingere le informazioni necessarie per comprendere meglio il pensiero dell’autore che le ha pensate, vissute e appunto scritte.
Oggi invece le librerie e le biblioteche vengono chiuse anziché aperte e valorizzate. Ed è una vera tragedia che potrebbe assumere il titolo di “Tragedia moderna”. Su questo personaggio non conta ciò che penso personalmente, ma quello che ha lasciato scritto e che nelle mie ricerche ho avuto la fortuna di consultare e trascrivere. Nelle prossime settimane pubblicherò almeno due suoi scritti che credo siano sconosciuti ai più. A 528 anni dalla sua prima predica in San Marco, pubblico questo articolo.
Immagine dal web
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