Nell’universo stellato
Nell’universo stellato
C’era una volta, il gioco del calcio. Uno sport che abbiamo praticato in tantissimi, fino da bambini. Chi non ha mai tirato un calcio ad un pallone, o tornando a casa veniva rimproverato dai genitori perché le scarpe erano “sbucciate” in punta? (per avere tirato un calcio anche ad un sasso e non necessariamente un pallone). A Bollate (Mi), giocavamo in quel grande campo, chiamato “prato”, là dove sorge la stazione ferroviaria della TreNord, nella mitica via Pascoli. Dal 1971 giocavo con i nuovi amici, in pineta a Follonica (Gr), molto spesso rincorsi dai vigili, oppure per strada, soprattutto nelle domeniche degli anni 1970, dove vigeva la circolazione dei veicoli a targhe alterne. Che tempi!!! Poi i primi campetti di periferia o le scuole Nucleo Addestramento Giovani Calciatori (N.A.G.C), che veniva toscanizzato con il termine “Nagghe”. L’estate il campo di battaglia, diventava la spiaggia e la porta in mare, dove il portiere si esibiva in tuffi clamorosi per evitare che il pallone colpisse qualche “coraggioso” bagnante, che cercava il giusto refrigerio nell’acqua salata. Intanto i campionati si susseguivano, mentre il calcio diventava sempre più un fenomeno sociale. Ma la società di allora era diversa, più vera, rispetto a quella che stiamo vivendo oggi. Dopo il fatidico 1968 iniziarono a cambiare le cose e questo cambiamento influenzò gioco forza anche il dorato mondo del pallone. Nuovi ingaggi, le tv private iniziarono a competere con la tv di stato. Il progresso avanzante ha portato più tecnologia, più informazione, ma le medaglie hanno sempre un rovescio. Tutto messo insieme ha portato al decadimento dei valori sportivi. Caro Charles Pierre de Frédy, barone di Coubertin, noto come Pierre de Coubertin ( Parigi, 1° gennaio 1863-Ginevra, 2 settembre 1937), ahimè, oggi l’importante non è più partecipare, ma vincere. Purtroppo i soldi hanno distrutto tutto. I procuratori che parteggiano per la maglia con sopra l’effigie del conio; calciatori che in altissima percentuale seguono i procuratori, così scaricano su di loro la responsabilità delle loro scelte (ma poi baciano la maglia); tifosi che sono giunti all’esasperazione, coinvolgendo anche i giocatori in campo. Ma non solo: genitori che arrivano alla violenza e ad istigarla durante le partite dei loro giovanissimi figli. Veramente aberrante. Eppure c’è anche l’apertura al calcio femminile con terne arbitrali femminili e anche arbitri donna in serie A. Questo ultimo aspetto è quello più condivisibile e apprezzabile. Il resto no. Escluse le curve, un plauso alla città di Milano dove i tifosi delle squadre avversarie, anche intere famiglie, vanno a vedere il derby a sedere uno accanto all’altro, con le proprie sciarpe al collo e mischiati con altri tifosi sconosciuti, di differente o uguale fazione. Eppure vi posso garantire, che il derby è molto di più che una semplice partita di calcio. Ma sempre senza eccedere e accettando gli sfottò allo stesso modo in cui li facciamo agli avversari, per una vittoria della nostra squadra. Forse, vivo in un’altra dimensione. Fatto questo preambolo, ho scritto queste poche righe per la vittoria nel derby di Milano, che ha consacrato l’Inter Campione d’Italia, raggiungendo la seconda stella per il 20° scudetto. Ogni eccezione e polemica esclusa, perché “chi è senza peccato”, disse Qualcuno, “scagli la prima pietra”.
Nell’universo stellato
Centosedici anni fa,
qualcuno osservando
il blu del cielo
e il nero della notte,
vide un manto di stelle,
radiose, brillanti, splendenti.
Ognuna recava un numero,
ma solo Uno, le poté numerare
e anche per nome chiamare.
Chi osservava quel che Madre Natura
dipinge come un quadro perfetto,
decise che nel bene o nel male
tra il marasma dell’umana condizione
e il progetto di una rosea avventura,
nascesse la F.C. Internazionale.
Fra le miriadi di astri
luminosi e fulgenti
occorre andare a pescare
quelli che per destino,
scritto nel libro universale,
recano il nome
della beneamata
F.C. Internazionale.
Intanto, fra annessi e connessi,
le Stelle sono venti
ed ora attendiamo coi cuori ardenti,
l’avverarsi dei prossimi eventi.
Nonostante i contrari
e spiacevoli avvenimenti,
lo stile nerazzurro è quello
di onorare e rispettare
avversari e perdenti.
Solo così si può essere
invidiati e vincenti!
Firenze, 25/4/2024 ore 11.17
Immagini dal web
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8 risposte
Parole dettate dal cuore di un vero “INTERISTA”. È vero che il calcio che conoscevamo noi ,almeno 50 anni fa, è cambiato,almeno nel contesto esterno,ma nel cuore la fede è sempre la stessa. Forza inter…..sempre!! 🖤💙🖤💙🖤💙🖤💙
Vero! Era diversa la vita, erano diversi i valori, le famiglie, il rispetto. Si possono cambiare tante cose, ma non la squadra di calcio. Purtroppo sono cambiate in peggio, le cose più importanti…
Bravo Maurizio,lo sport ed il calcio di conseguenza è l’unico ambito dove dovrebbe esistere una legittima competizione.oltre a quella che ognuno di noi dovrebbe perseguire per superare se stesso. Penso che attraverso l’attaccamento alla squadra del cuore, ogni amante del pallone abbia la fortuna di provare tante emozioni,nel bene e nel male, molto intense. Io ricordo che da bambino ,passavo ore con una pallina da tennis a girare attorno al tavolo del salotto dribblando le gambe delle sedie commentando le mie gesta alla maniera dei vecchi cronisti e sentendomi ora Mazzola, ora Facchetti o Bonimba etc. Quando poi giocavo fuori ho scoperto lo sfottò,poi l’arroganza e non ho mai infine capito com’era possibile arrivare addirittura alla violenza incitando gli atleti ad essere sleali. Tutte le squadre contengono un buon numero di trogloditi , perciò anche nella nostra squadra ce ne saranno sicuramente, voglio illudermi dello stile Inter, di una cosa son sicuro : visto che i gobbi sono più del triplo di noi, sicuramente hanno nel loro entourage una miriade di cog….ogni.🌟🌟
Grazie per il tuo commento, caro Pietro. Lo sport, ha salvato molti ragazzi dalla vita di strada. Il pugilato ad esempio, le arti marziali, l’atletica, tanto per citarne alcuni. Sport “poveri”, fino a che non sono subentrati i soldi e gli interessi economici, ma non per tutti. Allora da sport, con i suoi validi principi, è diventato “macchina” per i soldi, una delle tre S che governa questo mondo. Si potrebbe aggiungere anche una quarta S: Schiavitù. Pensa che l’Italia ha appena vinto la Medaglia d’Oro ai mondiali di marcia ad Antalya(Turchia), con la staffetta mista composta da Valentina Trapletti e Francesco Fortunato, atleti dell’Esercito Italiano, dopo una clamorosa rimonta. Il servizio e il giusto tributo per i due atleti, è andato in onda mercoledì sera in tv… Sì, a “Chi l’ha visto?”… Vale a dire che non ne ha parlato nessuno, eppure è un titolo mondiale.
❤️
❤
Caro Maurizio, belle parole dettate dal cuore. Come dici tu Amico Mio nella vita tante cose cambiano ideologia politica, automobile, casa e tante altre ancora. Un a volta qualcuno disse solo lo Stupido non cambia idea. Di una cosa sono certo e fiero ed è il fatto che la Fede Nerazzurra non potrà mai cambiare a questo punto voglio raccontare una cosa che mi disse mio Babbo quando avevo circa sei anni e me lo disse in Meneghino. “ Ercole ades te set grand e te ghet de decides per che squadra Tifa’ io allora fiero di me stesso risposi Io voglio Tifare INTER come te e il Nonno. E lui pacato e Felice mi disse Ricordes che te ghet de Sufri’” è vero Amico Mio ho sofferto molto per l’Inter ma nessuna squadra al Mondo mi avrebbe fatto provare certe Emozioni… ciao Maurizio sei sempre un Grande. Forza INTER 🖤💙
Ciao Ercole! Sapessi che gioia leggere il tuo commento! Devo essere d’accordo con il tuo babbo quando t’ha detto: ricordati che dovrai soffrire. E di rospi, come si dice in Toscana, e se n’è ‘ngollati. È anche vero però, che più sono grandi le sofferenze e più amplificate saranno le soddisfazioni. Un
grande abbraccio anche a te amico mio 🖤💙🇮🇹🇮🇹🌟🌟